Ne sento parlare come di un posto dove non c’è niente, ed è proprio questo mi attira. E poi cosa vorrà mai dire che non c’è niente? Visto che è una città, almeno le case ci saranno.
Sono abbastanza saturo di Ushuaia, non solo perché sono stato trattenuto qui da vari problemi. E’ questa concentrazione di offerte e servizi per turisti, e di turisti, che inizia a stancarmi. Sembra proprio che qui non si possa fare niente senza comprare un biglietto: un passaggio, un’escursione, una visita guidata, un ingresso. La necessità di mettere mano al portafogli è incalzante e, a parte i soldi che si spendono (a parte fino a un certo punto, poi), inizio a provare la sensazione sgradevole di essere solo un turista da mungere. E in cambio di tutti questi biglietti non sto ricevendo poi molto. Almeno non quanto mi aspettavo.
Insomma in mezzo a questo viavai di gente e di pulmini, tra tutti questi ristoranti e negozi, non riesco a percepire l’atmosfera di un posto remoto. O di frontiera, come si usa dire.
Ma lo scenario intorno, le repentine variazioni del clima, il vento feroce che si alza all’improvviso, le giornate interminabili, la luce che illumina sempre il cielo da sud, anche in piena notte, e poi la consapevolezza del punto geografico in cui mi trovo, oltre il quale ancora pochi chilometri di terre selvagge e quasi disabitate e poi l’Antartide, tutto questo si che la suggerisce la sensazione di una terra estrema. Forse si tratta solo di uscire da questa città.
Dove intanto, in cima ad una collina, stanno costruendo un nuovo gigantesco orribile hotel, credo uno Sheraton.
Sono andato all’estancia Harberton, un sito molto importante nella storia di queste parti.
Una delle proposte più gettonate era: navigazione in catamarano sul canale con passaggi nei pressi di colonie di pinguini e leoni marini, approdo all’estancia e visita della stessa, trasferimento in fuoristrada fino ad un fiume all’interno, escursione in kayak sul fiume e per finire asado per tutti. Ottimo rapporto tra offerta e prezzo, me l’hanno consigliata in molti.
Io ho cercato il limite inferiore: ho trovato un semplice passaggio con un pulmino, andata e ritorno fino all’estancia, che si trova a circa 90 chilometri da Ushuaia. Ero soddisfatto, nel pulmino eravamo solo in tre. Ma l’unica possibilità di vedere l’estancia si è poi rivelata essere la visita guidata di gruppo (a pagamento naturalmente), e così sono stato aggregato a una compagnia che era appena sbarcata da un catamarano. Ed erano tutti completamente italiani.
Lì mi sono detto basta.
Qui c’è un turismo rapido. Come è normalmente il turismo. Gente che ha i giorni contati e che vuole vedere tutto il possibile, prima del volo o del bus già prenotato per un’altra località, con il viaggio di rientro già fissato. Ma io invece questa volta ho il tempo. Mi sono ritrovato quasi inghiottito da questa frenesia, ma non mi piace e voglio tirarmene fuori.
Per questo andrò a Puerto Williams. E anche, o forse soprattutto, perché là vive l’ultima discendente pura di una delle quattro popolazioni native della Terra del Fuoco. Chissà che non possa conoscerla. A Ushuaia c’è un piccolo museo dedicato a loro. Piccolo veramente, sono solo tre stanze. Pochi reperti ma molte spiegazioni. E’ una storia che mi ha impressionato.

L'estancia Harberton
fischia il vento, infuria la bufera, dente rotto eppur bisogna andar ...
RispondiEliminain bocca al lupo (spero non ve ne siano da quelle parti)
Dante
Ciao Ric,godi e riempiti di quei magici luoghi!!
RispondiEliminaAllora Ric, è davvero buona la carne Argentina?
RispondiEliminaAncora non ho fatto grandi mangiate di carne. Ho mangiato l'asado solo una volta a casa di mio cugino, ed in effetti era buono veramente.
RispondiEliminaLupi non ce ne sono ma pare che ci siano branchi di cani inselavatichiti che sono più pericolosi dei lupi...
RispondiEliminaDirei crepi il cane selvatico, quindi. Però mi fa brutto dirlo.