giovedì 18 dicembre 2008

La traversata in gommone

La mattina della partenza da Puerto Williams mi sono svegliato che c'era un gran vento. Sapevo che in caso di tormenta il porto di Ushuaia veniva chiuso, e in fondo se mi fosse toccato di rimanere un giorno in più non mi sarebbe dispiaciuto. Invece poi il vento sembra calmarsi e da Ushuaia arriva il via libera, quindi si parte. Un'ora e mezzo di pulmino e poi il gommone. Ma il mare non era calmo, per niente. Il pilota del gommone parlava con uno dei funzionari cileni della dogana ed ho capito che l'argomento riguardava i criteri di chiusura ed apertura del porto. I toni erano chiaramente critici, anche se non sono riuscito a cogliere i dettagli della conversazione.
In ogni caso si va. Sono quelle situazioni che quando ti ci trovi pensi: ma come ho fatto a finire qui? Onde enormi e il gommone che andava con la tecnica del surf: cavalcava un'onda, scendeva, ne prendeva un'altra, la cavalcava, ogni tanto per recuperare la rotta tornava indietro e le prendeva di petto e allora sembrava di decollare.
Ci hanno fatto mettere i salvagente, ma forse in certi casi è meglio se ti danno del piombo: se succede qualcosa si va giù a picco e non ci si pensa più, invece che che aspettare di morire assiderati.
Ora posso aggiungere al curriculum di avere attraversato con un gommone il canale di Beagle in tempesta, e, ora, posso anche dire che è stato divertente, ma mentre mi trovavo lì più di una volta ho pensato: addio babbo addio mamma addio Pezza! (Questa la capiscono bene bene solo Sebastiano e Roberto, ma tutti gli altri possono afferrare facilmente il concetto).
Arrivato a Ushuaia ho visto che tutti i catamarani erano in porto e mi è sembrato strano: se con quel mare facevano navigare un gommone perché non i catamarani? Ho preferito non farmi e non fare altre domande. Però poi la sera mi è capitato per puro caso di parlare con un tipo che lavora al porto. E questo mi ha detto che il porto era stato chiuso per tutto il giorno a tutte le imbarcazioni! Non so cosa sia successo, probabilmente l'agenzia ha fatto qualche pastrocchio con l'autorità del porto per fare comunque la traversata, o forse l'ha fatta in barba all'ordinanza. Non lo saprò mai. Piuttosto che indagare ulteriormente ho scelto di accontentarmi di essere arrivato sano e salvo.

3 commenti:

  1. Stasera, non mi era chiaro che cosa avevo, quale grave situazione stavo vivendo ma ora ho capito.
    Invece delle onde in tempesta ho affrontato un bel convegnetto dal titolo "Indagine epidemiologica su Falconara Marittima, Chiaravalle e Montemarciano" e relativa parata di politicanti scorretti.
    Lo studio non è riuscito a dimostrare molto: pochi dati ma significativi. Finalmente nel 2008 sappiamo come stanno realmente le cose:stanno aumentando i tumori in quest'area. Quindi c'è molto da lavorare per ridurre il più possibile i rischi provocati da una raffineria !
    La cosa di cui sono certo è che la nausea prodotta dall'evento è identica al mal di mare di una traversata in gommone. Anch'io pensavo che cavalcare l'onda, scendere per prenderne un'altra, recuperare ogni tanto la rotta tornando indietro, prenderne di petto qualcuna potesse servire a qualcosa. Ma quasi mai è così. Almeno non con questo tipo di onde.
    Il corpo lo sento intorpidito e la cosa mi dà l'idea, invece, che sono stato sbalzato e sto galleggiando (il "salvagente" ce lo fanno indossare anche a noi) nella merda (si può dire?).
    Il vero problema è che è più gelida dell'acqua di Capo Horn.
    Questa sera avrei tanto voluto essere arrivato a casa sano e salvo.
    Giuliano

    RispondiElimina
  2. Ah, quindi la raffineria è rischiosa per la salute?!

    RispondiElimina
  3. I dati non sono statisticamente significativi ma a naso possiamo dire di sì!

    RispondiElimina