venerdì 28 novembre 2008

La famiglia argentina

Ieri record a Buenos Aires: 40 gradi.
Sono uscito alle tre del pomeriggio con tutto il bagaglio. Tra l’asfalto, il cemento e lo smog è stato come praticare uno sport estremo in ambiente insano.
Ho preso un aereo per Mendoza, per una prima breve visita al ramo argentino della famiglia.
Anche a Mendoza il caldo non scherzava: 38 gradi. L’aria però era più secca, il calore lo sentivo addosso ma si sopportava molto meglio.
La mia famiglia argentina è numerosa. Per il momento ne ho conosciuto solo una minima parte, ma è stato un evento particolare. A parte la zia, che è stata in Italia, le altre erano persone così vicine, a livello di sangue, eppure completamente sconosciute. Una cosa è un elenco di nomi e qualche notizia che ogni tanto arriva da lontano e una cosa è stata trovarmi in mezzo a persone in carne ed ossa realmente esistenti.
I miei tre cugini hanno complessivamente una decina di figli, i quali a loro volta hanno complessivamente, per il momento, un'altra decina di figli. Due dei figli dei miei cugini hanno anche sangue indio. Questi ragazzi hanno il cognome polacco (lo era il marito di mia zia), la nonna italiana e la madre india. E’ un paese pieno di mescolanza, l’Argentina. E pieno di storie. Me ne sono state raccontate già tante, fuori dal comune. La gente parla e racconta volentieri. Ed è curiosa, chiede, ed ascolta.

mercoledì 26 novembre 2008

Colonia del Sacramento

Ho attraversato il Rio de la Plata (tre ore di navigazione, che per attraversare un fiume non sono poche) e sono andato a vedere una piccola città in Uruguay. Se invece che come l’Argentina dovessimo diventare come l’Uruguay, ho sentito il dovere di dare un’occhiata.
E' uno dei posti più gradevoli che abbia mai visitato.
 Come si deduce dal nome è una città coloniale, costruita dai portoghesi per contrastare o forse solo per fare un dispetto agli spagnoli, che avevano costruito Buenos Aires dall’altra parte del fiume. Nel corso del tempo è passata varie volte dal controllo portoghese a quello spagnolo e viceversa, poi è stata brasiliana. Ma in tutti questi passaggi si è conservata quasi perfettamente. Una delle città coloniali meglio conservate di tutto il Sud America. Per questo motivo è stata dichiarata patrimonio dell'umanità.
E' una città che vive di turismo, e sembra viverci bene. E del resto i turisti sono molti, ma non delle orde.
Bello il Sud America, se è tutto così. Un posto molto tranquillo, questo si davvero rilassante, pieno di verde e di persone gentili. Magari diventassimo così.


Colonia del Sacramento

Buenos Aires

A Buenos Aires pensavo di rilassarmi, che ingenuo. La città probabilmente è bella, non so, devo ancora farci l'occhio e capirla. Però rilassante non è di sicuro, come è difficile che lo siano le città così grandi. La sola grande città dove fino a questo momento sono riuscito a rilassarmi rimane Lisbona.
Continuano a dirmi, tutti, insistentemente, di fare molta attenzione. Non solo di evitare determinate (non poche) zone, ma di stare attento ai furti anche nelle strade più frequentate del centro, nei bus, nei negozi, nei ristoranti. Mi dicono anche che posso essere scambiato per un argentino e che questa è una cosa buona perché il mimetismo mi esporrà a minori rischi. Credo che non si tratti tanto del mio aspetto fisico, perché la matrice della popolazione è prevalentemente europea ed in teoria la maggior parte dei viaggiatori del vecchio continente dovrebbe confondersi tra la folla, quanto di un'apparenza e di un modo di muovermi poco tipicamente da turista che evidentemente devo avere. Ciò mi ha fatto intimamente molto piacere, al di là della potenziale minore esposizione al rischio di rapine. Ed effettivamente già più di una volta sono stato fermato da gente che mi chiedeva informazioni sulla tale via o la tale piazza. Ovviamente poi appena apro bocca si capisce tutto.
Sulla questione della sicurezza non mi faccio una fissazione particolare, anche se, appena arrivato, questo bombardamento continuo sui pericoli della città mi ha colto di sorpresa e forse sta anche un po’ limitando i miei movimenti. Pare che il problema della sicurezza si sia fortemente accentuato in questi ultimi mesi. Io comunque cerco semplicemente di usare le precauzioni più logiche ed evito di spingermi dove non mi pare il caso.
Le strade e i vialoni del centro mi ricordano le grandi città europee, vedo scorci che si potrebbero tranquillamente scambiare con Parigi o Madrid, ma mettendo il naso un po’ più in là (e finora non mi sono nemmeno spinto tanto in là) ho intravisto un’altra città, povera e piena di problemi. Propaggini della quale si possono osservare anche tra le vie pedonali e i negozi del centro.
Questo contrasto probabilmente condiziona le mie percezioni e forse non mi fa apprezzare in pieno nemmeno la parte effettivamente bella della città (perché si, effettivamente è bella).
Una cosa che mi ha colpito è l’espressione seria che mi sembra di vedere nella gente. Mi chiedo se sia un carattere del popolo argentino, abituato a convivere con il senso della precarietà e con le crisi che ogni pochi anni costringono (quasi) tutti a ricominciare quasi da zero, o se sia una caratteristica della metropoli e se in realtà più piccole si respiri invece un’aria differente.
In ogni caso quando mi fermo a parlare con la gente trovo quasi sempre persone espansive, cordiali e disposte a darmi consigli.
L'altra sera parlavo con Sergio, che in questi giorni mi sta dando un supporto introduttivo fondamentale, delle tristi cose che accomunano i nostri due paesi (Sergio in realtà per buona parte è anche italiano: i suoi genitori sono nati tutti e due in Italia) e mi ha detto: se volete sapere cosa vi succederà basta che guardate noi. Sono sulla buona strada, quindi.
Nel frattempo è arrivata un'ondata di caldo che dicono sia fuori dal comune per questo periodo. La temperatura si avvicina ai 40 gradi e girare per le strade è diventato abbastanza infernale.


Plaza de Mayo e Casa Rosada


Il cimitero monumentale di Recoleta e la vita cittadina incombente

sabato 22 novembre 2008

Problemi del viaggiare in economia per ostelli: quelli che rientano sbronzi alle cinque del mattino dopo la loro notte di bisboccia.
Dev'essere che ancora devo "sganciarmi" per bene, o forse è la stanchezza del viaggio o il cambio di fuso orario, fatto è che ancora non mi è passato il nervoso. Che un po' va bene, ma non farsi rovinare tutta la giornata.
Buenos Aires mi sembra un po' velata di tristezza. Forse e' solo perche' non sono dell'umore migliore, ma mi sta lasciando questa impressione.
Transoceanica effettuata.
Finalmente a Buenos Aires.
Il primo frutto buono di questo viaggio: è finito lo stress immane dei preparativi.
E’ stato un buon volo. I passeggeri argentini si sono dimostrati molto estroversi. Mai avevo passato tanto tempo a chiacchierare, su un aereo.
Al risveglio da un sonnellino ho realizzato, come se non ci avessi mai pensato prima, quanto in là fosse previsto il viaggio di ritorno ed ho provato un po’ di sgomento. Mi sono rivisto le persone, gli animali, i luoghi e gli oggetti più cari e mi è venuta già un po’ di nostalgia. Ma tanto ormai l’aereo stava andando a Buenos Aires. Mi sono detto va bè, stiamo a vedere cosa succede quando scendo. Alternative del resto non ce n'erano.
Nel momento in cui dall’aereo ho avvistato il Rio de la Plata e poi Buenos Aires è scattata la curiosità, e il grosso del lavoro era già fatto.
All’aeroporto è venuto a prendermi l’amico Sergio, che avevo conosciuto durante un viaggio di quasi dieci anni fa. Era da allora che non lo vedevo. Grazie anche all’accoglienza amichevole mi è sembrato subito naturale essere qui. Mollati gli ormeggi e uscito dal porto, il viaggio è iniziato. Anche se di sicuro ho tossine da smaltire e ancora abbastanza da sciogliermi. Ma mi sento a mio agio. Il trauma del distacco è già superato.

venerdì 21 novembre 2008

E' ora di andare a vedere come saremo quando saremo comelargentina.