Quindi non esistono collegamenti di linea e bisogna rivolgersi ad un'agenzia privata, che ti traghetta con un “barco” non meglio specificato.
Alla resa dei conti il “barco” si è rivelato essere un gommone. Guardavo le varie imbarcazioni al porto cercando di capire quale fosse la mia, quando mi hanno indicato il gommone ci sono rimasto male.
Ad attraversare il canale comunque ci ha messo un attimo, e tanto più mi ha tirato il sacco: tutti quei soldi per venti minuti di navigazione!
Quando tira vento sopra una certa soglia, ed è una cosa frequente, il porto di Ushuaia viene chiuso. Il gommone di ritorno sarebbe previsto per lunedì, ma bisognerà vedere quanto vento ci sarà.
Qui mi sono trovato subito bene. Piccola città, case di legno e lamiera, strade non asfaltate, in generale qui si ha davvero la sensazione di essere in un posto remoto, molto più che a Ushuaia. La gente è estremamente tranquilla e ben disposta, mi ha colpito che per strada mi salutano tutti e spesso si fermano ad attaccare discorso. E' una cosa assai rara. Anche questo guadagna un punteggio molto alto nella clasifica dei posti più accoglienti in cui sia mai stato. Peccato il clima.
La città è nata negli anni cinquanta, prima era solo una base della marina. Ma molti militari dopo il congedo si sono fermati qui, così come altre persone che si sono trovate qua a lavorare per faccende connesse alla base. E poi piano piano è arrivata altra gente. Tutti attratti dalla tranquillità del posto, dalla lontananza da tutto e dalla possibilità di vivere semplicemente e senza stress. E rimangono solo quelli che amano veramente questo tipo di vita, quelli che rimpiangono la città non resistono e dopo un po' se ne vanno via.
Qui nessuno ti ruberà mai niente, mi dicono (e qui dove scappa uno dopo che ti ha rubato qualcosa?). E, come mi ha detto un ragazzo di Santiago autotrapiantatosi quaggiù, in un posto come questo bisogna per forza collaborare e in vivere in pace con tutti.
Se non fosse per il clima (al quale però mi dicono che ci si adatta velocemente) sarebbe da pensarci su. C'è giusto una casetta di legno e lamiera in vendita proprio vicino al mio ostello.
In tutta l'isola di Navarino vivono poco più di duemila persone. Ci sono due trekking di quattro giorni ciascuno. Non ci sono rifugi né campeggi ma solo aree parzialmente riparate dove piantare la tenda. Sono pochissime le persone che lo fanno. Non ci sono guardiaparco perché non c'è nessun parco, la zona è così poco popolata che di per sé è un enorme parco naturale. In ogni caso tutta l'isola è riserva della biosfera. Io ho rinunciato, con rammarico. Sono stato molto tentato ma ho visto che i sentieri non sono così ben segnalati ed il posto, che è sempre un posto abbastanza estremo, va affrontato con il dovuto rispetto. Addentrarmi per quattro giorni completamente da solo non mi è sembrato prudente.
Però ho seguito in parte il percorso della prima tappa e poi sono salito in alto su un crinale dove mi si sono aperte delle viste sui Denti di Navarino (una catena di montagne aguzze a forma di corona dentale: le dentature stanno caratterizzando questo inizio di viaggio) che son rimasto senza fiato. Il paesaggio incantato delle favole. Non so cosa troverò negli altri parchi della Patagonia, ma qui sono rimasto a bocca aperta.

Il canale di Beagle dall'isola di Navarino

Il paesaggio di Navarino

I Denti di Navarino

Il passerotto di Navarino
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