martedì 14 aprile 2009

Cafayate e le valli Calchaquies

Poco dopo aver lasciato Tucuman in direzione di Cafayate si entra in una valle profonda le cui pareti sono ricoperte da un'autentica foresta tropicale. Ad un certo punto la strada comincia a salire, sempre circondata dalla vegetazione esuberante, finché, da un momento all'altro tutto cambia e ci si ritrova in mezzo ai cactus. Fare un sonnellino nel bus può far perdere le coordinate: ci si addormenta in mezzo alla jungla e ci risveglia nel deserto. Al risveglio è molto più facile credere che si sia fermato l'orologio piuttosto che ci si sia appisolati solo per cinque minuti.
Cafayate è una bella piccola città coloniale, in una valle fertile circondata da cactus enormi e montagne brulle di rocce colorate. Ho trovato l'atmosfera della città gradevole e rilassante, ma questa percezione è stata favorita dal fatto che l'apice della stagione turistica era già passato. Nei dintorni di Cafayate una valle spettacolare, la quebrada de las Conchas.




La quebrada de las Conchas


Montagne colorate

Il solito problema di come muovermi per le lande sperdute questa volta l'ho risolto grazie ad un'offerta dei ragazzi dell'ostello. Per una molto modica cifra uno di loro ci ha accompagnato in macchina, a me e a un francese, lungo la valle, fermandosi quando volevamo noi ed accompagnandoci per qualche camminata tra i meandri del canyon. L'alternativa era l'escursione di gruppo a tappe forzate pressati dentro un pulmino. Oppure la bicicletta. Si sarebbe trattato di caricarla su un bus di linea, scendere alla fine della valle e risalirla pedalando. Nonostante i cattivi ricordi di Puerto Williams e nonostante il caldo torrido che avrei incontrato ero disposto a pedalare di nuovo pur di evitare l'escursione compressa. Poi si è presentata la possibilità dell'ostello e siamo stati tutti contenti. Anche perché se avessi scelto la bicicletta non mi sarei potuto inoltrare all'interno dei canyon.
Non distante da Cafayate, immerse in mezzo ai cactus, ci sono le rovine di Quilmes, una città che per più di cento anni ha ricacciato indietro i conquistadores spagnoli. Fino a quando questi hanno capito che avrebbero dovuto tagliare le risorse idriche della città e così hanno fatto, deviando a monte il corso del fiume che la alimentava.


Quilmes

Da Cafayate ho proseguito verso Salta lungo le valli Calchaquies, passando per Angastaco, Molinos e Cachi. Strada scoscesa e paesaggio straordinario specialmente lungo il primo tratto, da Cafayate ad Angastaco. Dune di sabbia, montagne colorate, rocce appuntite, cactus, e sul fondo della valle, un po' di vegetazione, alcune coltivazioni e case sparse, costruite con mattoni di terra e paglia seccati, o piccoli villaggi. Di nuovo mi è costato vedere tutto dal finestrino del bus. Una frustrazione diversa però da quella che avevo provato altre volte. Qui avevo davvero e semplicemente voglia di fare foto per il piacere di farle, ma senza sentirmi in obbligo.
Angastaco è un villaggio costruito sulla sabbia, sul bordo della valle fertile e con il deserto incombente appena dietro le ultime case, con le dune che sembrano spuntare fuori dai tetti. Qui di turisti se ne fermano pochi. Camminate nei dintorni se ne possono fare il mattino presto o verso sera, nelle ore centrali della giornata il calore scoraggia molto. Quando mi sono avventurato l'orologio tecnologico del francese che era con me segnava 44 gradi verso le undici del mattino. Il luogo piuttosto invitava a trascorrere il tempo seduti all'ombra di qualche portico. Neanche a guardare la gente che passava, perché di gente ne passava veramente poca. Posti più tranquilli di questo al mondo ce ne sono pochi.
Risalendo per la valle una breve tappa a Molinos, altro piccolo villaggio, non piccolo quanto Angastaco, ma sicuramente dalla vita non molto più movimentata, e poi, salendo prima su un altopiano pieno di cactus e poi scendendo per mille tornanti lungo un'altra bella valle, si arriva a Cachi.
Che è un'altro luogo molto gradevole la cui gradevolezza è stata accentuata dal relativamente basso flusso turistico. Devo ammettere che di queste zone mi ero fatto l'idea che fossero un po' più sperdute e remote, invece tutti turisti che salgono verso il nord dell'Argentina passano per Cafayate e quasi tutti passano per Cachi. Nonostante ciò anche la sosta a Cachi è stata gradevole, la cittadina è bella ed è popolata da nativi cordiali e sorridenti. Salendo verso nord infatti sembra di entrare in un'altra Argentina. A partire da Tucuman la percentuale di nativi è andata sempre più aumentando, fino a diventare la quasi totalità della popolazione nei villaggi più piccoli.
Nei dintorni di Cachi ho potuto fare una bella camminata lungo la valle coltivata quasi interamente a peperoncini, ma guardando un po' più in là veniva la voglia di curiosare su cosa si sarebbe potuto incontrare alla fine della vallata o dietro a quella tale montagna. Ma il problema che continuo ad incontrare, il problema che ho incontrato durante tutto il viaggio, è quello di come muoversi. Si è prigionieri delle città e dei villaggi. Le alternative sono poche: o farsi spennare dalle agenzie turistiche per escursioni guidate, o farsi spennare dagli autonoleggi. A piedi c'è veramente poco dove andare, le distanze sono enormi e senza mezzi a motore non si va lontano.


Peperoncini al sole

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