Valparaiso è bellissima e soprattutto unica. Questa cosa l'ho avvertita immediatamente. Appena arrivato ho sentito rinascere tutto il piacere di essere in viaggio, la curiosità di sbirciare in ogni angolo e di annusare l'aria e non solo in senso olfattivo. Si sono stappati di nuovo i canali percettivi del viaggiatore, che negli ultimi tempi mi si erano leggermente ostruiti.
Per quanto molto scenografica Valparaiso non è una città bomboniera. Ma pur essendo un po' scrostata, sporca e sbiadita è piena di vita e di storia ed appartiene a quella categoria di città che hanno una propria atmosfera forte e inconfondibile, che sembra traspirare anche attraverso i muri.
Alcuni angoli della zona bassa intorno al porto mi hanno ricordato Genova. Le colline che salgono su ripide, le case colorate che viste dal basso sembrano costruite una sopra l'altra e i tanti ascensori a cremagliera che si arrampicano quasi in verticale non potevano non ricordarmi, e tanto, Lisbona. Una Lisbona del Sud America però, somigliante e completamente diversa allo stesso tempo.
E' anche una città dove bisogna fare un po' di attenzione. Il mimetismo in Cile non funziona, avrei avuto bisogno di un nonno mapuche. In Argentina la maggior parte della popolazione è di discendenza europea, ed abbastanza europeo è anche il modo di vivere, specialmente nelle città più grandi. Ogni tanto mi chiedono informazioni stradali, segno che il mio stato di turista non salta molto all'occhio. In Cile invece la discendenza mapuche è piuttosto evidente ed anche il modo di vita è meno proteso verso lo stile europeo, ed io risulto molto più chiaramente un turista. Un turista brasiliano però, e questa è una cosa che non riesco a spiegarmi. Non ho idea di come abbia fatto il mio spagnolo, anzi "spagnolo", ad assumere l'accento portoghese, però mi scambiano ripetutamente e con convinzione per un brasiliano. Per convincerli che sono italiano devo quasi tirare fuori il passaporto. Di autentici turisti brasiliani ne ho incontrati molti, e non mi sembra proprio di parlare come loro. Però se in tanti mi prendono per brasiliano un motivo dovrà pur esserci, anche se mi sfugge.
I pericoli di Valparaiso comunque sono relativi ed è sufficiente usare alcune precauzioni. Uscire con il meno possibile, meglio ancora niente, che possa essere rubato ed evitare determinate zone, specialmente di notte. Il che, in fondo, vale anche per la maggior parte delle città europee.
Del resto mi ha scritto un francese che avevo conosciuto a Villa O'Higgins raccontandomi che a Mendoza è stato rapinato della macchina fotografica. E Mendoza passa per una città sicura, certamente più di Valparaiso.
Proprio la macchina fotografica era il mio problema. Voluminosa e ingombrante com'è non passava inosservata. In effetti un giorno ho dovuto metterla via rapidamente, e rapidamente cambiare zona, perché intorno a me avevo iniziato a notare dei movimenti che non mi piacevano. A conferma di ciò, nel momento in cui la stavo infilando nello zaino una donna del posto mi ha detto che non era proprio il caso che girassi per di lì con quell'aggeggio in vista. Non mi era sembrata una zona rischiosa. Però si tende a considerare pericolose quelle zone che sembrano un po' più malmesse, questo invece sembrava un tranquillo quartiere residenziale, con case nuove e strade belle pulite. Ma come mi ha fatto giustamente notare un tipo a cui ho raccontato l'episodio, e che mi ha confermato la pericolosità di quella zona, i pericoli non vengono dalle case.
E così nei giorni successivi la macchina fotografica l'ho lasciata in ostello. Uscivo più leggero, in tutti i sensi, e andavo in giro a sbirciare su e giù per i vicoli senza più preoccupazioni. Durante questo viaggio già troppe volte non ho potuto fare foto come avrei voluto, una volta in più non mi ha cambiato niente, anzi, ci ho solo guadagnato in tranquillità. E poi della luce marzolina di Valparaiso non ci ho capito veramente niente. E' una luce strana, bisogna sempre fare i conti con la foschia e le nebbioline, ma soprattutto ovunque andassi mi trovavo sempre il sole negli occhi, anche dove ero sicurissimo che lo avrei avuto di lato o alle spalle. Non l'ho proprio capito come gira il sole di Valparaiso. E anche per i vicoli e i saliscendi, il momento giusto non lo trovavo mai. Insomma sarebbe stato necessario ancora del tempo per capire a che ora mi sarei dovuto trovare in un determinato posto all'appuntamento con la luce giusta. Ammesso che ne sarei mai venuto a capo perché veramente quel sole sembrava che se ne andasse dove gli pareva a lui.
Ho visitato la casa di Neruda, una casa chiaramente di artista, rampicante su quattro piani, che si trova nel punto più panoramico di Valparaiso. Da lì, incredibilmente, si vede ogni angolo della città e del porto. Sembra una magia.

Vista dalla camera del poeta
L'ambiente dell'ostello era molto gradevole. La gestione era familiare. Prima avevano un altro ostello sul quale avevano lavorato per anni, ristrutturando, restaurando e migliorando. Poi l'anno scorso un incendio l'ha distrutto completamente. L'edificio non era assicurato, nessuna compagnia assicura contro gli incendi le vecchie case di legno di Valparaiso, e lui che faceva l'assicuratore lo sapeva bene. Non ne hanno fatto una tragedia, lui ha ripreso a tempo pieno il vecchio lavoro di assicuratore, che non aveva mai abbandonato del tutto (la sua vera polizza contro gli incendi) ed hanno comprato questo nuovo ostello, che era in uno stato di semiabbandono, ed hanno ricominciato dall'inizio. Tutto questo lui me lo ha raccontato col sorriso e con una serenità che non si poteva credere in una persona che aveva appena perso tutto quello che aveva costruito in anni e anni di lavoro. Non essere troppo attaccati alle cose probabilmente paga, anche in termini di salute.
L'ultima sera mi hanno portato in un locale, una specie di ristorante ma che proprio un ristorante non è. Un posto dove si ritrova la gente di Valparaiso per suonare, cantare e ballare musica tradizionale cilena. Non sono spettacoli organizzati, è solo un luogo dove si incontrano spontaneamente per il puro piacere di cantare e suonare. Ci ho trovato soprattutto gente anziana ma mi hanno assicurato che il venerdì e il sabato ci sono anche molti ragazzi, che pure si interessano alla musica popolare. E' un locale dove mi poteva portare solo qualcuno del posto, un turista armato solo di guida non lo avrebbe mai scovato. Sono cose che danno significato al viaggio: entrare, invitati e ben accolti, nella realtà viva di un luogo. Me la sono goduta molto la mia ultima serata a Valparaiso, mangiando tocchetti di merluzzo fritti impanati.

vista valparadisiaca notturna

vista valparadisiaca diurna
Che bueno...
RispondiEliminaIl commento di ieri senza firma era sempre mio...
RispondiEliminaBuona giornata Ric.
Raf
magari hai imparato a palleggiare e toccare il pallone come un brasiliano.....così ti scambiavano per un "carioca".
RispondiEliminaSeba.
UN SALUTO RI !
RispondiEliminaangela
Ciao Rics, ero rimasto indietro nella lettura di qualche settimana per un tour de force lavorativo e oggi mi sono letto il papiro accumulato... ho provato a "percorrere con il satellite" la trasandina da Mendoza a Valparaiso: fanno impressione le file interminabili di camion che si accalcano su alcuni tratti andini (almeno nelle foto fatte dal satellite chissà quanti mesi fa..).
RispondiEliminaGuardando poi Valparaiso dall'alto si ha l'impressione che abbiano tentato di costruire case e baracche su ogni cm libero.
Un abbraccio
Ciao Ric , ho letto che un altro vulcano andino, il Llaima vulcano cileno 600km a sud di Santiago, fa un pò di bizze...Tu sei ancora a Valparaiso?
RispondiEliminaA presto.
Raf
No no, stavolta sono completamente fuori pericolo: sto molto piu' a nord, quasi in Bolivia. Sono di nuovo rimasto un po' indietro con i racconti...
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