Avevo ricevuto informazioni imprecise, comprese quelle scritte nelle varie guide, sulla difficoltà dei sentieri e sui tempi di percorrenza. Troppo ottimistiche. Invece diversi percorsi sono abbastanza duri e scoscesi e le percorrenze sono calcolate su un buon passo di uno che non è carico come un somaro (e se è carico come un somaro allora si tratta di Superman). Sulle prime salite ho sbattuto abbastanza duro. E sulle discese peggio. Non ho pesato lo zaino ma non erano meno di venti chili. Andare per il parco in questo modo si avvicina troppo ad una prova sportiva e non mi sembra il modo migliore per godersi lo spettacolo di un ambiente maestoso. Fatto in questo modo sovraccarico il trekking non mi pare un'attività molto salutare, specialmente per le articolazioni. A meno che non si sia molto, ma molto, allenati. Di camminatori allenati ne ho incontrati diversi, in effetti: mi passavano come fossi fermo (sempre che non fossero camminatori normali e che invece io in sei mesi non sia invecchiato di vent'anni). Però questi super camminatori non li ho visti mai fermarsi a guardare il paesaggio: forse avevano qualche riferimento cronometrico da battere... (Questa vena polemica nasce dalla frustrazione di uno che, dopo i vari cammini di Santiago, si sentiva abbastanza forte e che invece si è ritrovato inaspettatamente ad arrancare con la lingua di fuori e ad essere superato di continuo da superuomini e superdonne, anche più carichi di lui, che, hop hop hop, andavano come locomotive. Quanto mi stavano sulle balle!).
Pero’, a parte le mie frustrazioni personali, penso veramente che per godersi in pieno questo posto bisognerebbe avere la possibilità di andare un po' più leggeri. Tanto peso sulla schiena è anche pericoloso, sui terreni scoscesi e col contributo delle raffiche di vento feroce ci vuole poco a sbilanciarsi e perdendo l'equilibrio lo zaino ti trascina giù a peso morto. A me è successo una volta ed è andata bene che sono finito sul morbido.
Altro disagio la tenda. Per essere più leggero possibile ne ho presa una minuscola. Praticamente un sarcofago. Una volta infilato dentro lo zaino io non sapevo dove mettermi. Dentro ci si sta solo sdraiati e le operazioni più semplici come infilarsi o sfilarsi una maglia, o peggio i pantaloni (e i calzini non vi dico), diventano di una difficoltà quasi insormontabile. Si aggiungano i dolori articolari e la stanchezza di fine giornata, che già del loro, a prescindere, rendevano difficile qualsiasi movimento. Dovevo studiare bene l'ordine di inserimento degli oggetti: se sbagliavo un passaggio dovevo ricominciare tutto dall'inizio. Una volta montato il sarcofago lo guardavo sconsolato e pensavo: e adesso come faccio? Ho incontrato un tipo che aveva una tenda simile alla mia, solo che era la versione per due persone. Mi sembrava un appartamento. Pesa tre etti più della mia. Tre etti! Col macigno che mi portavo sulla schiena di tre etti in piu’ neanche mi accorgevo!
Insomma qualche imprevisto ed i miei errori strategici da inesperto mi hanno fatto un po' stentare all'inizio (è lì che ho rimpianto il mondo civile) e mi ci è voluto un po' prima di cominciare a sentirmi a mio agio.
La prima mattina mi sono alzato (o meglio mi sono trascinato fuori dal sarcofago) alle quattro, per trovarmi all'alba sotto alle torri. Ho trovato la processione: una fila interminabile di torce frontali che si arrampicavano verso il famoso mirador. Ho dato la precedenza a chi veniva da destra all'incrocio e mi sono immesso nel flusso pure io. Non è stato molto entusiasmante. Pioveva, tirava un vento spietato e faceva freddo, e le torri nascoste dietro alle nuvole. Tutti ad aspettare che il cielo si aprisse ma niente, lorsignore non si mostravano. Sono stato l'ultimo a scendere (adesso esce il sole e li frego tutti!). Ma alla fine ho ceduto anch'io, se rimanevo ancora rischiavo il congelamento. A metà discesa (mooolto ripida) esce il sole, mi giro e vedo le torri scoperte. Ma da quella posizione potevo vederne appena le punte. In quel momento ho pensato questo parco è una fregatura. Per fortuna non sono tornato su, perché dopo dieci minuti erano di nuovo nascoste: era solo una trappola, ma non ci sono cascato!
Poi col passare dei giorni mi sono acclimatato, rilassato e adattato. Mi sono organizzato meglio, anche con il sarcofago (un ragazzo cileno me lo ha detto apertamente: la tua tenda sembra un feretro. Quella sera prima di entrare mi sono dato una toccatina: finché me lo dico da solo è un conto ma se cominciano a dirmelo anche gli altri, allora). Ho imparato a mettere una bella tara sui tempi di percorrenza indicati dalle carte e ho capito che passo dovevo tenere.
Fatica ne ho sempre fatta. Mangiavo mangiavo ma lo zaino pesava sempre uguale. Sicuramente qualcuno mi ci infilava dei sassi di nascosto.
Comunque il posto è di una bellezza eccezionale e ne è sicuramente valsa la pena. Dovessi tornarci mi organizzerei diversamente per limitare un po' la fatica e godermi di più lo spettacolo. Ma è difficile fare il giro che ho fatto senza portarsi dietro tanto peso. In alcuni punti del parco si possono anche comprare delle provviste, ma vengono vendute a peso d'oro. La gestione dei campeggi a pagamento e dei rifugi non è più del CONAF (l'ente statale che gestisce i parchi) ma è stata appaltata ad una società che pratica dei prezzi incredibilmente alti per qualsiasi cosa, un vero e proprio furto. Al di là del fattore economico, che pure non è trascurabile, la cosa infastidisce molto per il principio. Si possono organizzare le tappe meglio di come ho fatto io, sistemandosi nei campeggi più a valle e poi salire in alto e ridiscendere in giornata. Anche se così si perde l'opportunità di trovarsi nei posti più belli nelle ore più belle, cioè la mattina presto e al tramonto (anche se tutto può essere vanificato dalle nuvole basse). Non ho fatto il circuito più lungo, di dieci giorni, come avevo pensato all'inizio. Per fortuna, sarei morto di fatica. Sarebbe stato necessario portarsi molte più scorte e quindi molto più peso. In più persone si potrebbe ottimizzare il carico e ripartire meglio il peso, ma da soli bisogna essere davvero molto preparati fisicamente (e forse avere delle ginocchia migliori delle mie).
Clima naturalmente estremamente variabile. Ma chissà perché nelle salite più ripide e a pieno carico ho incontrato, per la prima volta da quando sono così al sud, la vera estate piena.
Una quantità enorme di insetti assetati di sangue. Non me li aspettavo proprio e a tutto avevo pensato tranne che a un repellente. Per loro l'aumento del flusso turistico nel parco è una manna dal cielo.
Finalmente ho visto i primi condor non impagliati. Una mattina appena ho messo il naso fuori dalla tenda ne ho visti passare due, bassissimi e vicinissimi, probabilmente in fase di atterraggio. Nelle zone dove sono passato tanti volatili ma nessun mammifero: troppa gente, si tengono lontani. Ho conosciuto due ragazzi cileni, biologi, che venivano da un'altra zona del parco molto meno frequentata. Erano andati alla ricerca del puma e sono stati fortunati. Hanno sentito il verso di allarme del guanaco (mi hanno spiegato che è un verso differente dal solito ragliare), lo hanno seguito ed hanno trovato due puma che stavano banchettando. Si sono avvicinati molto. Mi hanno fatto vedere due foto. Nella prima i puma mangiano. Nella seconda foto guardano verso l'obiettivo: avevano sentito lo scatto della prima e si erano voltati. Non so che brivido sia passato nelle loro schiene in quel momento. Nelle schiene di tutti e quattro, ragazzi e puma. Il guanaco poveretto il suo brivido l'aveva già passato. I puma si sono allontanati. Anche i ragazzi... Dopo un'ora i puma sono tornati, prima uno e poi l'altro, a completare il pasto. Mi hanno detto che da queste parti negli ultimi anni è successo solo una volta che un puma si sia mangiato una persona. Pare che il poveretto si sia trovato sulla linea del puma che già era partito all'attacco di un guanaco. A quel punto il puma ha scelto la preda che correva meno velocemente.
L'ultimo giorno ho accorciato un po' il percorso e sono rientrato un po' prima. Nelle discese sentivo che le ginocchia non andavano più bene. Le refrigeravo con l'acqua gelata dei fiumi, ma alla fine ho deciso di non fare danni. Tutto sommato, e nonostante tutto, ero già notevolmente appagato e ho stabilito che poteva anche bastare così.
Oggi giorno di pieno riposo a Puerto Natales. Ci voleva, soprattutto per le ginocchia.

Le torri del Paine all'alba. Stanno dietro alle nuvole, lavorate con l'immaginazione. Pero' il posto e' suggestivo anche cosi'

Lorsignore giocano a nascondino

Il picco al centro è la Torre Sur. L'ho presa alle spalle il giorno dopo...
Per una volta nel posto giusto al momento giusto con la luce giusta

I Cuernos del Paine

Il Paine Grande

Restando in tema di tramonti
Ola Ric,è bello riavere tue notizie.Bene hai fatto ad ascoltare il tuo fisico e,nei limiti del possibile, a non strafare. Immagino che la maggior parte degli altri escursionisti faccia parte della categoria di coloro che va facendo trekking in montagna quasi tutti i weekend dell'anno.
RispondiEliminaPeccato per il sacco a pelo claustrofobico:l'unica cosa che davvero non ti invidio!
Un gran peccato anche che non ci siano le condizioni ideali per fare foto : so che avresti realizzato un reportage degno del National Geographic.
Raf
ciao vecchia volpe, è un pò che non ti facevi vivo!! ma ho tranquillamnte pensato che se noi siamo sopravvissuti alle feste natalizie figuriamoci tu alla vista delle famose torri. Vai piccia che sei entrato ne vivo del viaggio!! Comunque grazie della diretta e per le emozoioni che ci fai provare ogni volta (detta tra noi, secondo me quando torni puoi mettere tutto insieme in un bel contenitore e pubblicare tutto con un bel libro, mia sorella sarebbe sicuramnte contenta di darti una mano a farlo). un saluto, a presto. rob_64
RispondiEliminache voglia di partire di camminare vedere il mondo che sete risveglia il tuo racconto mammamia - scusa se mi paleso solo ora anche se è un po' che leggo. grazie. una del taichi
RispondiEliminaps dopo il suo cammino invernale, herzog disse di aver imparato a volare. magari allora il peso sulla schiena che hai sentito è quello delle ali che spuntano. buon vento.
Hanno spostato la webcam!
RispondiEliminaVedo una banchina!
Ridacci un appuntamento!!
giuliano
Quelli che vanno così forte in montagna "n'ncianno capito nienteee!" (come direbbe carosio de costacciaro) bisogna andare con il proprio passo e godersi lo spettacolo, le olimpiadi sono un'altra cosa.
RispondiEliminaSeba