Nelle ultime settimane ho attraversato diverse zone che avrebbero meritato una visita più accurata. Dopo Chiloé, la Regione dei Laghi cilena: per il paesaggio, fatto di boschi, laghi e vulcani, e perché è la zona dei Mapuche.
I Mapuche sono l'unico popolo originario dell'America Latina che ha sempre respinto l'invasione spagnola, così come prima aveva resistito all'espansione dell'impero inca. Il territorio mapuche fu assimilato solo al momento della formazione degli stati di Cile e Argentina, per mezzo di occupazione illegale (ma favorita dai governi) delle terre da parte di privati, accordi disattesi, abusi, negazioni di diritti e vari inganni. Oggi esiste ancora una popolazione di circa un milione di individui, che vivono tra Cile e Argentina, spesso in condizioni di emarginazione e miseria nelle città più grandi. Alcune comunità hanno però saputo mantenere in vita lingua e tradizioni, e diverse organizzazioni si battono per tutela e riconoscimento di cultura e diritti.
Di nuovo sarebbe stato bello conoscere ed approfondire questo tema sul posto. Così come sarebbe stato bello salire sopra a qualche vulcano, andare in giro tra i laghi, conoscere i dintorni di San Rafael, immergersi nella pampa, visitare estancias o conoscere altre città.
In realtà in ogni angolo del Sud America ci sarebbero infiniti motivi per fermarsi a lungo: storia, storie, paesaggi, meraviglie naturali e persone da conoscere.
Però per questo viaggio ho molto tempo, ma non tempo illimitato. Non ho nessun rimpianto per averne trascorso così tanto al sud. Mi è piaciuto viaggiare come ho viaggiato laggiù. Col tempo però ho realizzato alcune cose.
Le aspirazioni fotografiche ho dovuto abbandonarle quasi subito, e inizialmente è stata una delusione. Ma viaggiando in bus non avevo la possibilità di fare un lavoro come quello che avevo in mente, ammesso che fossi stato capace di farlo, e noleggiare continuamente auto non me lo potevo permettere. Mi sono rassegnato a quello che passava il convento, le poche volte che mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto con la luce giusta, ma in generale ho avuto un rapporto molto poco entusiastico con la fotografia, e con la mia stessa, pesante, attrezzatura. Alla fine, un po' a fatica, sono riuscito a rilassarmi. Mi ero stancato di vedere paesaggi straordinari fuori dal finestrino del bus e provare solo frustrazione per non potermi fermare a fare foto. E così ho detto al diavolo la fotografia, però almeno ho recuperato il piacere di guardare.
Ho cercato di seguire le tracce di Alberto De Agostini, con risultati abbastanza scarsi. Seguirle sul territorio era un'impresa impossibile per me, e così ho cercato persone che lo avessero conosciuto, per sapere qualcosa di lui sotto l'aspetto umano, al di là dell' esploratore. Ma non ho raccolto gran che.
Mi sono interessato alla storia e alla condizione attuale delle quattro popolazioni indigene che vivevano in Terra del Fuoco e nel sud della Patagonia e questo invece mi ha appassionato e coinvolto molto. Ho raccolto vario materiale, di cui non so neanche cosa farò, ho parlato con molte persone, e mi è molto piaciuto farlo.
Ma ad un certo punto ho capito che dovevo azzerare tutto, progetti, aspettative, propositi, fantasie, tutto quello che avevo in mente sopra a questo viaggio prima di partire. Mi è risultato chiaro che anche tutto questo frenava la mia libertà, mi portava a muovermi in direzioni limitate e pregiudicava la possibilità di cogliere tutto quello che di imprevedibile sarebbe potuto accadere da solo.
E così ho considerato terminata la prima parte del viaggio ed ho deciso di muovermi verso nord, senza un progetto particolare, né fotografico né indagatorio sopra a nulla, solo seguendo l'istinto che mi diceva, per l'appunto di andare a nord.
Perché tanta voglia di nord me lo sono chiesto durante le lunghe piogge sulla carretera Austral. Non che trovare una risposta fosse tanto importante: avevo deciso di assecondare l'istinto e questo bastava, ma solo per curiosità, visto che di tempo a disposizione ne avevo. E così ho capito che non era solo voglia di caldo, né che mi ero stancato di vedere ghiacciai fiordi boschi fiumi cascate montagne e laghi. Di tutto questo non ci si stanca mai. Semmai ne avevo lo sguardo pieno e ne ero appagato. Ma stanco no. Avevo solo voglia di respirare un'altra atmosfera, di vedere un altro scenario e di sentire, anche sulla pelle, sensazioni diverse. Il deserto subtropicale andino (non lo so mica se si chiama così) mi attirava semplicemente molto.
La risalita è stata lenta. Col senno di poi direi che forse ho un po' sbagliato strategia. Perché ora, spiacevolmente, mi ritrovo a fare i conti delle settimane che mi restano. Magari se invece che lungo la carretera Austral fossi risalito più velocemente per il versante argentino mi sarebbe rimasto più tempo per il nord. Ma del resto non potevo sapere che avrei trovato tanta pioggia. La mia idea era di risalire tranquillamente e guardandomi intorno, e non mi pareva poi tanto male. Il problema semmai è che ho vissuto questa ultima parte del viaggio come una fase di transizione, una transizione che forse si è prolungata un po' troppo. Mi sentivo in transito, e così non mi sono immerso dentro ai luoghi dove passavo con la stessa intensità e curiosità con cui avevo affrontato i primi due mesi di viaggio.
Ora, dopo questa pausa familiare, inizierà davvero la seconda parte del viaggio. I tempi saranno un po' più ristretti rispetto a come avrei desiderato, ma l'importante sarà pensarci il meno possibile.
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Almeno tu stai risalendo!DA queste parti si scende nel baratro.
RispondiEliminaForza forza forza, ci dai la carica.
Mirco.
Ciao Riccardo, sono Giovanni!!!! Il "Pompiere".... anzi ex pompiere, in quanto devi sapere che per motivi logistici (dovevo trasferirmi al nord per almeno 4-5 anni) sono rientrato all'ASSAM!!
RispondiEliminaNon ti chiedo se va tutto bene perchè mi sembra proprio di si, sto adesso cominciando a leggere il tuo blog che a prima vista mi sembra bellissimo.
Per ora ciao ed a presto!!!
Ciao Ri, come vedi l'agrometeo si è ricomposta...abbiamo recuperato anche Giovanni!
RispondiEliminaMa tu continua e riempi gli occhi anche per noi!
un abbraccio Angela
....solo seguendo l'istinto....! bravo, penso che ti sei dato la risposta giusta. La libertà che ti stai dando è forse il vero tuo viaggio, continua senza farti condizionare dal tempo e/o dai progetti. (anche se abitualmente non usiamo convenevoli tra di noi ti dico di cuore grazie perché in un certo senso stiamo viaggiando anche noi grazie a te)
RispondiEliminaSeba
penso che un giorno questo blog potrebbe diventare un buon libro da leggere. si si, lo penso proprio. senza i commenti però.
RispondiEliminaCiao Piccia, ho visto il bel gruppeto di amici che ti seguono e allora mi aggiungo a loro. Ti saluto e auguro una buona continuazione. Ciao di nuovo rob_64.
RispondiEliminanon so se lo sai, ma abbiamo preso il cucchiaio di legno e con la francia una briscola (8 a 50) che sembrava giocassero gli under 15 di pesaro - fortissimi - contro quelli di jesi. vabbè la sportività, ma quando è troppo è troppo. in compenso l'ancona ha sbancato il picchi di livorno (2 a 3) con doppietta di mastronunzio ed ora è a quota 41 (si dice che la salvezza sia intorno a quota 45-47 e mancano ancora dieci partite). conoscono da quelle parti un certo manuel rojas scrittore cileno del quale sto leggendo un libro? ciao
RispondiEliminaAllora Dario Continua...?
RispondiEliminaDello scrittore ho chiesto un po' ma finora non ho incontrato nessuno che lo conosce, continuerò a chiedere.
si si, continua. può venire giù il mondo ma all' allenamento ci va
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