Una volta che ci si infila nella carretera austral non è tanto semplice venirne fuori. Le vie di uscita a nord sono due: o si arriva fino a Chaiten e poi da lì, per proseguire verso Puerto Montt o verso l'isola Chiloé, si deve prendere un ferry, oppure un po' prima di Chaiten si devia per un passo andino e si esce in Argentina. Io ho deciso di risalire ancora un po' per il Cile ed ho scelto l'opzione per Chaiten e poi isola Chiloé. L'uscita attraverso l'Argentina sarebbe stata forse più semplice, se non altro perché i bus erano più frequenti, anche se il viaggio in sé lo immagino altrettanto massacrante, dando un'occhiata alla cartina e chiedendo notizie sulle strade.
Dopo Cochrane la tappa successiva è stata Coyhaique. Altre nove ore di buche, curve e saliscendi. Prima e durante questi viaggi non mangiavo quasi nulla, così lo stomaco in particolare ne usciva relativamente bene, ma era tutta la persona che ne usciva complessivamente rintronata. Quando scendevo dai bus (che in realtà erano per lo più dei pulmini) ero in grado di cercarmi del cibo e un posto per dormire, ma per altre attività che impegnavano di più il cervello, come fare programmi per il futuro, se ne riparlava il giorno dopo.
A Coyhaique sono rimasto forzatamente fermo per due giorni. I bus non erano molto frequenti e spesso erano pieni. Anche reperire informazioni non è stato così semplice, tanto più che sono capitato di sabato e domenica ed ho trovato chiuso tutto il possibile, e così le informazioni che mi servivano le ho trovate più su internet che chiedendo sul posto. E comunque, dei due giorni passati a Coyhaique, uno intero l'ho speso per cercare il modo per muovermi da lì (e il secondo giorno ha piovuto sempre).
Il problema era capire se si potesse transitare per Chaiten. Chaiten è stata sepolta dalla cenere di un'eruzione vulcanica lo scorso mese di maggio ed ora è ufficialmente evacuata, anche se ci vivono ancora circa duecento persone e sono aperti un paio di ostelli, pur senza autorizzazione. Chi ci ha dormito mi ha detto che le scosse di terremoto sono continue: il vulcano è ancora molto attivo. Non c'è né luce, né acqua potabile né gas. Qualche tempo dopo l'eruzione il fiume che la costeggiava, intasato dai detriti, è straripato e si è aperto un nuovo corso tagliando in due la città, portandosi via tutto quello che ha trovato sulla sua strada, comprese le case. Cosa ne sarà di Chaiten ancora non si sa. C'è il progetto di ricostruirla ad alcuni chilometri di distanza, fuori dalla portata del vulcano, ma molti degli abitanti non vogliono sapere di andarsene.
Alla fine comunque ho appurato che transitare era possibile ed ho proseguito in quella direzione. Nella tappa successiva sono arrivato fino a Villa Santa Lucia. La durata del viaggio prevista era di dieci ore, ma alla fine sono state tredici, a causa della pioggia incessante e della strada di conseguenza assai mal ridotta. L'ho presa bene, prima di partire ho pensato che andavo ad affrontare un'avventura e non un semplice viaggio di trasferimento. Ho capito che dovevo prenderla così quando ho visto il mezzo di trasporto, un pulmino vecchio e ridotto piuttosto male. Vista sotto questa prospettiva l'avventura è stata anche divertente, ma certo quando sono arrivato a destinazione ero piuttosto sbomballato. A Villa Santa Lucia sono arrivato che era già notte e pioveva. Il paese è molto piccolo ed era tutto buio. Mi avevano indicato dove avrei trovato un ostello, ci sono passato davanti una prima volta ma non l'ho preso in considerazione perché mi era sembrata una casa in abbandono. Al secondo passaggio ho notato un foglio di carta con su scritto a penna "hospedaje". Certo non ispirava molto, ma con il mio occasionale compagno di viaggio francese ci siamo guardati un attimo e abbiamo bussato: pioveva forte, il paese non dava altri segni di vita e a quel punto un tetto era l'unica cosa che si desiderava (anche se qualche dubbio che un tetto ci fosse ce l'avevo).
L'ostello era gestito da una famiglia sfollata da Chaiten, la cui casa era stata portata via dal fiume. Stanno cercando di ricostruirsi la vita con quell'ostello, che pure era in costruzione. Sono stati ospitali, ci hanno preparato una cena ottima e un'altrettanto ottima colazione per la mattina dopo. La stanza dove ho dormito profumava di legno fresco, il tetto c'era, il letto era comodo e nonostante lo sbattere continuo del nylon che sostituiva il vetro della finestra proprio sopra alla mia testa (e qualche spiffero) ho dormito benissimo.
La mattina dopo gli ultimi chilometri di carretera Austral fino a Chaiten. Non me la sono goduta molto, la carretera Austral. La strada in sé per la verità è tutt'altro che godibile, ma lo sarebbe molto lo scenario che attraversa. Ma io purtroppo questo scenario l'ho potuto quasi solo intuire e immaginare: ha piovuto quasi sempre e lo sguardo si perdeva subito nel grigio delle nuvole e della nebbia (questo le poche volte che riusciva a passare di là dai finestrini, che dopo pochi chilometri si ricoprivano di fango).
Come ho potuto appurare personalmente si tratta di una zona molto piovosa. Le perturbazioni provenienti dal Pacifico si impuntano sulle montagne e stazionano per giorni e giorni. Qui non c'è lo stesso vento che c'era dall'altra parte della cordigliera. Di là poteva mettersi a piovere anche dieci volte al giorno, ma dieci volte poteva tornare il sole, era un clima molto più dinamico. Qui sono giorni che non vedo un raggio di sole.
A Chaiten era tutto grigio, il grigio del cielo e quello della cenere. Il passaggio per le vie della città è stato rapido, il pulmino l'ha attraversata velocemente e mi ha scaricato direttamente al porto, che si trova circa a un chilometro di distanza. Ho potuto vedere che in alcune zone le case sono ancora quasi completamente sepolte dalla cenere, mentre altre strade sono state ripulite e sembrano quasi quelle di una città normale, se si esclude il grigio predominante dappertutto. Dal porto si poteva vedere bene la nuova foce che il fiume si è aperto, una lunga strisciata di fango misto di sabbia e cenere che si allunga verso il mare, ed alcune case sradicate via dalla città e rimaste lì, semi sommerse.
Il viaggio è continuato con un ferry fino a Quellon, sull'isola Chiloé. Poco più di un'ora di sosta in attesa del bus per Castro, la meta finale della giornata. A Quellon la pioggia ha concesso una pausa che ho molto gradito. Il posto mi ricordava altri posti in cui ero stato, ma non riuscivo a focalizzare quali, e così ho passato quell'ora piacevolmente all'interno delle mie memorie di altri viaggi.
Tutta la carretera Austral l'avevo percorsa quasi sempre in compagnia delle stesse persone, ma quasi tutti hanno scelto la via d'uscita per l'Argentina (e forse hanno fatto bene perché almeno ora staranno all'asciutto) e così mi sono ritrovato, dopo tanti giorni, di nuovo da solo. Sarà anche perché aveva appena smesso di piovere, ma la sensazione è stata piacevole. Ho avuto l'impressione di un nuovo inizio, e in effetti in tutti questi giorni sulla carretera Austral mi sono sentito come di passaggio. Al di là della pioggia continua che oggettivamente ha reso queste giornate poco piacevoli, anche il mio interesse per questi posti non è stato lo stesso che avevo avuto fino a poco tempo fa. In questo momento sono in transito verso il nord, ho voglia di un altro tipo di paesaggio e di ambiente. Transitando mi guardo intorno, ma intorno vedo solo grigio ed effettivamente questa fase del viaggio non è molto entusiasmante. Ma pazienza, ci sta anche questo.
Alla fine sono arrivato a Castro. La città è bella, però appena arrivato ha ricominciato a piovere. E' da ieri sera che piove senza pietà e la sensazione è che potrebbe continuare all'infinito. Mi è venuto in mente Cent'anni di solitudine: piovve per quattro anni, undici mesi e due giorni...
Con tutta questa umidità stanno venendo fuori i dolori e le rigidità articolari e di schiena con cui convivo durante tutti i miei inverni falconaresi. Ho visto le previsioni del tempo che danno ancora pioggia a tempo indeterminato. Per cui domani riparto e vado ancora un po' verso nord, volevo fermarmi qui ancora un altro giorno, la città lo meriterebbe, ma è più forte la voglia di incontrare un raggio di sole. Salendo ancora verso nord prima o poi si incontra il deserto, dove non piove da trecento anni, quattro mesi e sei giorni...
Quello che ho visto della carretera austral. Notare l'espressione del francese, nell'ultimo fotogramma.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ric,leggo ora sul televideo che le autorità cilene hanno lanciato l'allarme rosso per la ripresa dell'attività del vulcano Chaiten e stanno facendo evacuare la zona...Spero ti sia allontanato da quella zona.
RispondiEliminaCiao
Raf
Ormai sono fuori portata, sto a Puerto Montt. Pero' non avevo saputo la notizia dell'evacuazione...
RispondiElimina