lunedì 23 febbraio 2009

Chaitén

Effettivamente a Chaitén sono riuscito a passare per un pelo. Il porto è stato chiuso mercoledì scorso ed io ero passato martedì. Ed è stato chiuso anche il passo di frontiera di Futalefù, per via della bassa visibilità provocata dalle ceneri vulcaniche, ed era l'altra via di uscita dalla carretera Austral. Se fossi passato due giorni più tardi, o forse solo uno, non so come sarei potuto venirne fuori. C'è almeno un altro passo di frontiera più a sud, ma certo ci sarebbero voluti ancora giorni e giorni.
Leggendo sui giornali ho cercato di ricostruire gli avvenimenti, un po' a fatica perché pur essendo il mio spagnolo un po' migliorato (poco, molto meno di quanto sperassi) i termini più tecnici mi hanno messo in difficoltà.
Giovedì c'è stata l'esplosione, la parete del vulcano si è spaccata sul lato rivolto verso la valle e la città, sono fuoriuscite circa trenta milioni di tonnellate di materiale incandescente (ceneri, rocce e lava) che si sono accumulate alla base della montagna, sul letto del fiume. Lo stesso fiume che già straripò qualche mese fa, ostruito dalle ceneri vulcaniche, e tagliò in due la città. E' altissimo il rischio che ulteriori piogge provochino lo scivolamento a valle di questo fango incandescente, ad una velocità che potrebbe arrivare fino a duecento chilometri all'ora. La città sarebbe investita nel giro di 15 - 20 minuti e sarebbe praticamente impossibile ogni tentativo di fuga.
E' stata ordinata l'evacuazione delle circa 250 persone che erano tornate a Chiatén, ma alcuni si ostinano a rimanere. Per il momento sono stati allontanati d'autorità solo una dozzina di minori. In città rimangono ancora una trentina di persone, tra cui tre minori al cui allontanamento i genitori si sono ulteriormente opposti, e per portarli via sono state avviate le azioni legali necessarie presso il Tribunale della Famiglia.
La questione è oggetto di discussioni politiche, e probabilmente anche di speculazioni varie. Un senatore ha dichiarato che la città è stata data per morta troppo in fretta, mentre esistono effettive possibilità di ricostruirla sul posto, estendendola semplicemente verso i quartieri più a nord. Ha accusato il governo di subire la pressione di un gruppo di impresari ecologisti, ai quali interessa che Chaitén venga dichiarata morta per continuare a comprare, e a prezzi più bassi, terreni nella zona. Si riferisce a Douglas Tompkins, il creatore ed ex proprietario del marchio The North Face, e a sua moglie, che da anni comprano enormi estensioni di terreno in Patagonia e ne fanno dei parchi naturali, aperti a tutti, allo scopo di tutelare il territorio e le foreste dallo sfruttamento economico. O, dicono alcuni, allo scopo di rivendere l'acqua potabile dei ghiacciai. Sono comunque proprietari di un'enorme porzione di terreno che di fatto taglia in due il Paese, e questo viene considerato come una minaccia alla sovranità nazionale, sebbene recentemente Tompkins abbia donato ad una fondazione cilena il più grande dei suoi parchi, il Pumalin, che si trova a relativamente poca distanza da Chaiten. Ho letto interventi di vari altri politici che si fanno portatori delle istanze e del malcontento degli abitanti di Chaiten. Non conosco a sufficienza la realta' e la classe politica di questo paese per permettermi di giudicare, certo la sensazione, in alcuni casi, e' stata quella del cavalcare l'onda per opportunismo. Pero' mi ha colpito il fatto che le varie dichiarazioni toccavano comunque argomenti concreti ed erano sempre espresse con parole chiare, non c'era da chiedersi: cosa avra' voluto dire? Almeno il linguaggio e' differente da quello a cui sono abituato.


la zona ripulita



la parte sommersa e portata via dal fiume

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