Ho rivisto Graciela, che ora non gestisce più l'Hostel Argentino, ho conosciuto i suoi amici ed ho passato alcuni giorni nelle case e insieme alle famiglie del posto. Per alcuni giorni ho staccato la spina ed è stata come una vacanza anche dal viaggio.
Tra Porvenir e Rio Grande non c'erano collegamenti diretti ed avevo due alternative: o passare di nuovo per Punta Arenas, e tra tutto ci sarebbero voluti tre giorni per via dei pessimi incastri di orario tra ferry e bus di linea, oppure chiedere un passaggio. Ho scelto la seconda alternativa.
La gente è ben disposta a dare passaggi, soprattutto chi lavora nelle estancias. Le distanze sono grandi e caricano volentieri passeggeri occasionali per fare parte del viaggio in compagnia. Il problema è che in quella zona le strade sono molto poco frequentate, a Porvenir la prima macchina che andava nella mia direzione è passata dopo più di due ore. Era un estanciero che ritornava da Punta Arenas, dove aveva venduto alcune pecore delle ottomila che lui ne ha, e la sua è solo una piccola estancia. Dopo aver costeggiato la Baia Inutil (che mi aveva sempre incuriosito per via del nome) mi ha lasciato in un bivio un centinaio di chilometri dopo Porvenir.
Avevo sempre desiderato trovarmi in posto sperduto in mezzo alla steppa, e sono stato accontentato. Però qualche minuto di perplessità iniziale ce l'ho avuto, perché nel mio desiderio non consideravo di essere completamente appiedato. Poi mi sono reso conto che era un bivio buono, perché in effetti qualcuno passava, ogni tanto. E solo a cinque chilometri c'era un'estancia. Le Estancias in Cile (e penso anche in Argentina) sono obbligate per legge ad offrire ospitalità al viandante che si presenti dopo le sei del pomeriggio. E, a parte l'obbligo di legge, mi dicono che hanno un concetto di ospitalità molto radicato. Immagino che gente che vive isolata in mezzo alla steppa abbia piacere di ricevere un'occasionale ospite, e soprattutto che sappia cosa significa passare una notte in un ambiente come quello. Comunque io avevo anche la tenda e un po' di cose da mangiare: per male che fosse andata non sarei morto né assiderato né di fame.
Fatt'è che in fondo me la sono goduta. Dopo un po' che aspettavo è passato un ragazzo argentino in bicicletta, si è fermato e siamo rimasti a parlare un bel po' (l'impressione è che in mezzo alla steppa oltre allo spazio si dilati anche il tempo).
E' partito da casa con 27 pesos, che sono come sei euro. Ogni tanto si ferma a lavorare, preferibilmente in qualche estancia, per tirare su il minimo di denaro indispensabile per proseguire. Il suo progetto è un viaggio di quattro anni, per imparare cose, conoscere il suo paese e possibilmente anche altri. Ad Ushuaia potrebbe avere la possibilità di imbarcarsi su un cargo e pagarsi il viaggio fino alla Nuova Zelanda lavorando a bordo. E anche in Nuova Zelanda vorrebbe lavorare in qualche estancia, perché, dice, là ci sono i veri maestri. In alternativa ha in mente di passare il prossimo inverno in una comunità di indigeni che già conosce, un po' più a nord, a lavorare con loro e ad imparare da loro. Ha lo spirito giusto e la mente lucida e sono sicuro che ce la farà, se non nel particolare obiettivo di arrivare in Nuova Zelanda, ad ottenere quello che desidera dal suo viaggio.
Dopo qualche ora passata nella forma di un puntino in mezzo alla steppa ho trovato un altro passaggio da un'altra camionetta di estancieros, e poi il terzo da una squadra di operai della manutenzione delle strade, che mi hanno portato fino al confine con l'Argentina.
Lì ho parlato un po' con gli agenti dell'antidroga ed ho fatto amicizia col cane annusatore. E' finita che sono stati loro a trovarmi un passaggio fino a Rio Grande: al termine dei loro controlli chiedevano a tutti gli autisti se erano disposti a caricare un autostoppista (anzi, un autosteppista) italiano.
Mi ha portato a Rio Grande un camionista che veniva da Buenos Aires e che dopo tre giorni di viaggio aveva voglia di fare due chiacchiere con qualcuno. Sono arrivato con lo zaino fortemente impregnato di odore ovino, avendo viaggiato (lo zaino) nel cassone di camionette che abitualmente trasportano pecore.
Durante la mia vacanza sono ritornato anche a Tolhuin, ospite in una casa sulla riva del lago Fagnano. Sulla strada verso Tolhuin abbiamo incontrato di nuovo Matias, il ragazzo argentino in bici, che si è aggregato alla comitiva con la qualifica di "asador" (cioé ha cucinato l'asado). E che dire, sono state belle giornate.
A Rio Grande si è conclusa la prima parte del mio viaggio e probabilmente si è conclusa anche la fase dell'itinerario a spirale sbilenca. Al momento ho chiare le prossime due o tre tappe ma non ho idea di dove andrò poi, ma il mio approccio ora è cambiato e smetterò di seguire tracce o cercare notizie sopra a determinati argomenti come ho fatto fino ad ora.
Il viaggio tra Rio Grande e Rio Gallegos e’ durato circa otto ore. Adesso che mi sono abituato alle distanze e ai tempi di percorrenza di queste zone posso considerarlo breve. Il problema semmai e’ che e' stato necessario passare di nuovo per il Cile, ma pur essendo solo un transito si devono affrontare ben quattro controlli di frontiera. Uno sfinimento di attese, code, controlli e timbri sul passaporto, che si sta riempiendo a dismisura di timbri argentini e cileni.
Nel bus ho conosciuto un paraguaiano che stava andando a correre una mezza maratona a Comodoro Rivadavia, un po' più al nord. Mi ha raccontato che era stato un atleta di buon livello, poi si era trasferito a Ushuaia a lavorare come carpentiere ed aveva smesso con l'atletica. Ora ha ripreso ad allenarsi e a fare gare, i risultati e i tempi sono buoni e il suo sogno sarebbe quello di arrivare all'olimpiade. Purtroppo non mi ricordo il suo nome e non potrò controllare se ce l'avrà fatta. Mi ha raccontato che a Ushuaia si corre una maratona, e provo a immaginare cosa può essere una maratona con quel vento. Come raddoppiare la distanza, penso.
Rio Gallegos è l'ennesima città dove "non c'è niente da vedere". Io onestamente non riesco a cogliere tutte queste differenze per esempio tra Ushuaia e Punta Arenas, che sono città "interessanti", e Rio Grande e Rio Gallegos, che sono trascurabili. L'unica differenza la fanno i dintorni, ed anche questa per il mio modo di vedere è molto relativa. Ma è perché io trovo la steppa altrettanto affascinante che una catena montuosa o una colonia di pinguini. Finora i centri abitati che ho trovato più interessanti sono Puerto Williams e Porvenir, i più piccoli dove sono stato e dove ho avvertito una forte sensazione di luogo remoto. A Porvenir, mentre cercavo l'ennesimo vecchio salesiano che doveva aver conosciuto di persona De Agostini, ho incontrato un tipo che custodiva la casa di una professoressa in pensione, che ora si è trasferita a Santiago. Mi ha fatto vedere la casa della professoressa, una delle case più vecchie di Porvenir, e poi mi ha invitato a prendere un caffé a casa sua, e insomma quasi tutto il pomeriggio l'ho passato a farmi raccontare cosa da lui e da sua moglie. E’ un bel modo di passare il tempo durante un viaggio, questo.

autostop

...anzi autosteppa

il bivio buono